I dati sulla certificazione energetica degli edifici: il ruolo del nostro Paese in Europa
L’Italia è il solo Paese dell’Unione Europea a disporre di una certificazione energetica degli edifici non omogenea sull’intero territorio nazionale. Con l’introduzione dell’articolo 17 del D.Lgs. n. 192/2005, è stata istituita la clausola di cedevolezza in merito al recepimento della direttiva 2010/31/UE sulla Prestazione energetica in edilizia.
Questa definisce l’opportunità per le Regioni e le Province autonome di interpretare autonomamente la direttiva comunitaria sulle prestazioni energetiche degli edifici, sempre conformemente con i principi generali tracciati dal decreto.
Ciò si è tradotto nel fatto che nel nostro Paese si sono costituite regole applicative, requisiti per i certificatori, classificazioni energetiche e metodologie di calcolo differenti in ogni regione. A porre in evidenza questa criticità è il Rapporto 2014 sullo Stato di Attuazione della Certificazione Energetica degli Edifici, reso noto dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI).
Certificazione energetica degli edifici normativa: il recepimento della Direttiva EPBD
Il CTI ha tracciato i risultati raggiunti dalle politiche e dalle azioni in corso per la promozione dell’efficienza energetica nelle singole Regioni e Province autonome. È stato così possibile misurare la condizione nazionale in merito all’applicazione della Direttiva EPBD.
Un dato emerge in modo chiaro. Malgrado le problematiche legate alla normativa, che ha una distribuzione così eterogenea, il nostro Paese è tra le nazioni più avanzate e che dispone della maggiore esperienza.
L’Italia dispone infatti di oltre 3,5 milioni di abitazioni certificate, un incremento percentuale che corrisponde al 50% rispetto ai dati del 2012.